VITA PASSIONE E MORTE DI MARCANCIEL STUPRÒ

Registrazione, montaggio e documentazione di Francesca Zattoni . 2018
arteideologia raccolta supplementi
made n.15 Maggio 2018
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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L’inesplicabile primo dialogo nel Lapidarium tra Claudio Cintoli e il suo eteronimo Marcanciel Stuprò dell’agosto 2016, ha avuto un seguito, fortunatamente registrato ed ora trasposto appositamente per l’almanacco di Forniture Critiche.

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Marcanciel Stuprò - Claudio, possiamo parlare?

Claudio Cintoli - Di nuovo? Fai come vuoi, sono in trappola!

Stuprò - Stai semplicemente in un'altra sala del Lapidarium di Novigrad, con me e una ragazza della radio locale giunta in ritardo per registrare l'intervista che abbiamo appena rilasciata durante la conferenza.

CintoliI - E cosa mi vuoi dire ancora?

Stuprò - Che sono un po' sordo. E molte delle tue risposte alle mie domande non le ho proprio udite.
Ti dispiacerebbe rifare tutto daccapo e solo qui tra noi?
Magari con un po’ più di voce da parte tua, senza il trambusto di prima e la fretta di farla finita, a me sarà possibile comprendere meglio, e a lei avere un audio senza troppi rumori.

Cintoli - Verrà fuori una cosa comunque diversa: non sono mica un ripetitore meccanico.
Tu prova intanto a ripartire con la stessa domanda e speriamo di recuperare via via la memoria delle cose già dette.

Stuprò - Un artista parla solo attraverso le sue opere?

Cintoli - Dipende. Quando parlavo di te, non volevo convincere nessuno. Dunque rassicurati: cosa fatta capo ha. Io ho una voce, tu hai la tua, ogni cosa fatta ha la sua propria voce e il proprio scopo.

Stuprò - Cerca di essere più chiaro.

Cintoli - Non sono un ventriloquo. Artisti come noi sanno che il loro lavoro verrà giudicato da altri; che i critici ne parleranno. È una delle regole del nostro gioco. Per cui io ho cercato di scrivere per mantenere tutti sul filo delle mie promesse.
C’è chi sostiene che ho accompagnato la mia produzione artistica con un flusso ininterrotto di carte vergate di spiegazioni, didascalie, commenti, aforismi, anagrammi, giochi di parole, citazioni da Jarry, da Nietzsche, dai poeti surrealisti, dalla Bibbia, formule algebriche, note, appunti, versi improvvisati, stampigliature, coordinate cartesiane o schemi...
Sì, ho scritto molto, e qualcuno se n’è accorto.

Stuprò -
Non giocare con noi. Abbiamo qui dei nastri con la voce di Pietro Bonfiglioli che dice precisamente quello che tu hai appena detto. E' una registrazione raccolta alla galleria De’ Foscherari, durante la tua mostra sul Nido e altri voli. Dici dunque cose risapute da chi tuttora ti cerca e chiede di te o di noi due. [1]

Cintoli - Nulla di nuovo, vuoi dire? Chi le ha dette per primo non conta affatto. Io o un'altro fa lo stesso, se spiegano le faccende.
Dimmi piuttosto se credi che ancora possono essere appropriate a me, a te... a noi due...

Stuprò - Quanto meno mi hanno aiutato a capire che io e te abbiamo una cosa in comune: la parola, padrona e ombelico del nostro fare artistico e della nostra vita ordinaria.
Sì: la parola è la mano... la scrittura.

Cintoli - Certo, Marcanciel. La parola è la faccia che trovi alla fine del mio arcobaleno artistico. Non a caso Bonfiglioli mi ha descritto come un chirografo ostinato, quasi irrefrenabile; un innamorato della materialità grafica del significante... ma solo appena infatuato dei suoi contenuti... della sua ideologia, direi piuttosto io.
Secondo lui questo traspare dai miei diari, che sono pieni di ciò che sono, e che non potevo evitare che diventassero te, mio caro Marcanciel...

Stuprò - ... che ci ho messo la faccia...

Cintoli - ...Io stesso, a suo dire, sarei null'altro che un unico diario paradossale, privo di eventi, e solo in minima parte legato direttamente a riflessioni teoriche o tecniche sulle opere in corso. Il momento della progettazione sarebbe per me quasi sempre inconscio, e soltanto la logica surrealista dell’hasard ne rivela la maturazione. Là dove i segni rincorrono i significati in tutte le direzioni, si incrociano e si scontrano sempre e soltanto con altri segni, coi quali si fondono in sequenze paroliberiste, in lampisterie dadaiste, in giochi anagrammatici e associazioni libere, in esercizi di scorporazione e ricomposizione della parola, in scambi o sostituzioni prefissati o suffissali, in false etimologie, in procedimenti seriali deliberatamente anticomunicativi, insomma in tutti gli espedienti di spiazzamento grafico e di disturbo semantico che il post-futurismo e il post-dadaismo possono ancora suggerire... E chi più ne ha di queste cose ne metta in aggiunta, ché tanto non cambia nulla, oramai. [2]

Stuprò - Complimenti per la memoria!... In effetti hai proprio un vocabolario da schizoide che infuria sulle parole e sventra la sintassi. Lo avevo capito quando hai creato me manipolando la calligrafia di un nome come fosse un'ideografia aureolata o un'evocazione mitica. [3]

Voce fuori campo (meditativa) - Certo l’uomo è straordinario: ha molte anime ed è perfetto in ciascuna di esse. Parla tutte le lingue, ma con l’angoscia nascosta della sua stessa sfrenata abilità. Nel suo lavoro parte sempre dal caso, da un’occasione viscerale: e subito contro la tentazione dell’abbandono al talento cerca di scoprire e seguire la logica interna dei materiali, delle tecniche e perfino delle operazioni sociali che quei materiali e quelle tecniche tradizionalmente comportano. Lo attirano i grandi spazi, le tele enormi, i muri, gli ambienti teatralizzati delle performances; e allo stesso modo lo affascinano gli spazi minimi: la piccola pubblicità, le buste, i francobolli, gli objets trouvés più poveri, fiammiferi spenti, indirizzi, timbri, pezzi di carta e grafie personali, il videotape. A differenza dell’eclettico, che si recupera da tutte le oggettivazioni come soggetto passivo, Cintoli è sempre tutto quanto in ciascuno dei suoi ruoli e in ciascuna delle sue tecniche, e non può recuperarsi se non attraverso la dura gestazione di una nuova nascita.

Cintoli -
Hai sentito cosa pensava di me questo bolognese che amava il cinema come lo amavo io. Se avessi avuto l'occasione di frequentarlo chissà che altro tipo di film ne avrei ricavato.

Stuprò - Che in te alberga il Dadaismo e il Fluxus è stato dunque già detto. Ma tu come ti descriveresti?

Cintoli - Come un uovo nuovo - naturalmente! - ...ma non certo calvo.

Voce fuori campo (oratoria) - Tutto porta Cintoli a rinascere. Prendere il volo attraverso il cielo vuoto significa assumere il coraggio di divenire altro, di morire. I temi della nascita e dell’uovo sono anche i temi del sangue e della morte, esorcizzati dalla maschera, dalla falsa identità, dal camuffamento, dalla figura scorporata, puramente anagrammatica, violenta e beffarda di Marcanciel Stuprò”.

Stuprò - Hai strombazzato sui muri della città che Marcanciel Stuprò ha fatto l'uovo. Sarebbe dunque Stuprò ad aver fatto Cintoli? Io ad aver fatto te... o è stato tanto per rigirare la frittata?

Cintoli - Marcanciel, non prendermi troppo sul serio. Non pensare che io possa credere a tutto quello che scrivono su di me.
Tutto il mio ego l’ho riversato in te, mio altero amico; e certi intimi segreti non sono mai usciti dalla mia casa da gioco. Sono sempre gli altri ad alimentare certi sussurri, deboli come una eco incisa su una pista parallela ai fotogrammi della nostra vita reale. Non li senti sempre più svanire quanto più si ripetono l'un l'altro?
Ma vedo che queste chiacchiere ti incupiscono. E' meglio lasciar perdere. Dammi retta.

Stuprò - Com’è iniziato tutto questo?

Cintoli - Nei primi mesi del 1973 Tullio Catalano immaginò di poter organizzare una mostra su Marcel Proust e la propose a diversi artisti. Io gli risposi subito con un semplice telegramma:
Caro Marcel, c’è stupore e stupro nel tuo nome. Claudio".
Quella mostra non venne mai realizzata. Eravamo in una stagione dove accadeva spesso di fallire i propositi più saldi, e a Tullio accadeva più che ad altri. Ma oramai tu eri un fatto compiuto.

Stuprò - Conosco a memoria il mio atto di nascita. E a memoria vorrei dimenticarlo. Il cattivo sapore di quel giorno di marzo torna spesso a trovarmi, e m'invade come un increscioso disturbo.

Voce fuori campo (esultante) - Con una paradossale verifica parasemantica su Marcel Proust, ho scoperto che in Marcel è contenuto ARC EN CIEL, ed in Proust lo STU PRO demitizzatore che è la spina dorsale del mio pessimo lavoro.
(gioiosa) E' un giorno d’intensa felicità e di felice intensità: è nato un nuovo uomo e si chiama Marcanciel Stuprò ! [4]

Stuprò - Stavolta mi è parsa di udire proprio la tua voce, che vibrava alta e forte come per un èureka o un alleluia...

Cintoli - Ero propio in quello stato d'animo.

Stuprò - Eccitato dalla fantasia di un arcobaleno che stupra l'azzurro del cielo?

Cintoli - Capiresti
meglio la situazione se ti chiedessi, ad esempio, per quale provvidenziale casualità proprio mentre ero nel mio sacco da crisalide Marcel Proust venne a cercarmi anticipando l'evento.
I giuochi del caso o delle parole per me sono come le ciliegie o i semi pregni: uno tira l’altro e lo feconda. Così ho continuato a escogitare intorno al nome di Marcel... L’arc en ciel; e i sette colori della “recherche” con i sette colori dei romanzi, infine mi hanno dato te, Marcanciel. D'altro canto, può forse abortire un celibe?

Stuprò - Sembrano le sacre scene di un'annunciazione e natività secondo Claudio. Non manca neppure un preventivo angelo catalano.
Basterebbe qualche altro quadro di vita passione e morte per completare questo ciclo evangelico della crocifissione di uno scherzo.

Cintoli - E' stata solo la provvidenziale impresa di un registro per le azioni preventive gestito da molti artisti associati ad offrirmi l'ambiente naturale in cui possono crescere persone come te, come me. Esseri impalpabili, che tuttavia hanno una forma acuta per forare il bozzolo ed uscire a respirare lasciando dietro di sé la scia visibile del loro passaggio. [5]

Stuprò - Vale a dire pezzi di carta stracciata ai margini, magari stampigliati o addirittura colorati, e poi incollati sui fogli, messi lì tanto per raccontare che sempre di pittura si trattava?... Conosco la solfa sulle mie certificazioni in vita. E sospetto che facendole godevi i medesimi piaceri di un falsario di passaporti nel fare i suoi sberleffi anagrafici.

Cintoli - Anche tu come tutti noi dovevi apparire come un qualsiasi abbonato di giornali, un inserzionista di annunci a pagamento, un socio dell'Agip, un destinatario di cartoline e telegrammi, un realizzatore di cartelli stradali o stampati che portano in calce il tuo recapito presso di me, Claudio Cintoli... Tanto reclama l'ordine pubblico ed i gendarmi.

Stuprò - Dovrei forse ringraziarti per l'alloggio e l'ospitalità? Sbrigavo le faccende di casa, ma non ci prendevo gusto.

Cintoli - Non essere amaro. Sai bene che presto mi sono reso conto che tu non eri più solo un giuoco di parole. E per l'estate all'isola d'Elba l’aforisma di Jarry, “Insisti sull’esistenza dell’inesistente”, diventa il programma per emanciparci uno dall'altro. [6]
L’appropriazione indebita, il trafugamento, il plagio, a quel tempo sembravano essere campi di una sperimentazione attualissima; ed io ti ho trascinato con me in tutto e dappertutto andassi, finanche ad insozzarti sul campo di sangue di Aceldama, ricordi?

Stuprò - Ricordo perfettamente. Ti camminavo accanto come un agnello sacrificale. Ma non te ne feci mai una colpa. Quando inviai al Premio Suzzara quella dichiarazione non credere che volessi vendicarmi del tuo dispotismo e mettermi in proprio. In qualche modo dovevamo pur liberarci dallo zigote e prenderci una completa autonomia di movimento, incluso dunque il conflitto. [7].

Cintoli - Sì... però tu non mollavi la presa, e alla fine mi hai superato... anche nella morte. Lo sapevi, non è vero?

Stuprò -
E' una insinuazione che non merito. Nessuno più di te sa che ogni mio atto trascendeva la mia volontà, e non aveva mire personali. Semplicemente ti doppiava, ma non ti copiava. [8]
Adesso però voglio spostare appena il tiro a quando esponesti una serie di tuoi vecchi disegni vagamente erotici e qualcuno ti definì un autore in delirio maschilista.

Cintoli -
Sono stato spesso vittima di letture distorte.

Stuprò - Quando dai corpo e voce ad una persona inesistente devi aspettarti che altri poi faranno lo stesso con te, esistente, per farti dire quello che a loro più piace, o hanno necessità e urgenza di dire...

Cintoli - Purché non sia meschino, facciano pure i loro comodi.
Ma se proprio volete affibbiarmi questo delirio di genere, trattatelo almeno come un delirio libertario; di chi cerca disperatamente di stabilire contatti con estrema chiarezza - almeno da parte mia. E siano pure donne, che so di aver amato, o fantasmi di amici, come te, che prendono le distanze.

Stuprò -
Ti sei chiesto se quei disegni potevano essere anche il frutto di un contrasto profondo e insanabile...?

Cintoli - Altroché! Tu stesso hai preso consistenza via via, al punto di farmi sperare che potevo affibbiarti una delega che trasferisse su di te le mie contraddizioni, i miei dubbi, le mie furie, i miei abbandoni ironici o malinconici, beffardi e senza riso. [9]

Stuprò - Alcuni continuano a dire che il tuo lavoro è difficilmente etichettabile, e questo sconcerterebbe i generi artistici e i listini del loro mercato.

Cintoli -
Il “fare” - dicevo a costoro - può diventare un “lavoro” che consiste nello svolgere “azioni” scelte e decontestualizzate, nell'esplorare con libertà i movimenti e le forme di cui il corpo umano è capace, o nell’indagare le possibilità insite nei materiali, nelle forme della materia stessa e nell'umano...
Stanco di comporre e costringere in un campo obbligato elementi plastici e visivi secondo regole prestabilite e scadute, ho cercato uno spazio e un tempo che mi rivelasse l’incanto di disporre e deporre anti-oggetti, azioni, situazioni, frammenti e reperti onirici là dove capitava, in un magazzino equivoco.
Mettere etichette a cose di questo genere è una sfacchinata da lasciare a commessi di supermarket sconcertati dal disordine degli scaffali dopo il passaggio delle incursioni vandaliche dei clienti.

Stuprò - Io capisco solo che avevi bisogno di qualcos’altro, e rovistavi senza ritegno pur di trovarlo. [10]

Cintoli -
Quando uno rinuncia a prendere qualcosa di facile e in bella vista, spesso diventa contraddittorio e concitato nelle scelte.
Questa nostra stessa conversazione è disordinata, forse sconveniente. Il filo interno che la guida è più viscerale che formale, più topologico che geometrico, più approssimativo che veritiero. Insomma, è una fatica che sopporto a malapena solo perchè qui mi è consentito riposarmi ogni tanto ripetendo cose già pensate e dette anche da altri... Hai letto i miei diari del 1968 e 69?
Stuprò - Sì. In effetti tra i tuoi appunti è possibile trovare qualcosa anche a questo riguardo. Ma tu perchè scrivevi tante di queste cose?

Cintoli - C’è stato un periodo in cui mi sono sentito di più uno scrittore. Magari riaffiorava una questione legata ai primordi, a prima della pittura, a prima della scrittura lineare: il gesto interpreta la parola, la parola commenta il grafismo, e così via.
In quegli anni scrivevo e riscrivevo per ottenere una sufficiente capacità di esposizione; ma ero sempre molto insoddisfatto dei risultati. Riflettevo e analizzavo i miei pensieri, li ponevo in relazione con quanto accadeva fuori di me e cercavo di arrivare ad una sintesi mobile e fluente. Speravo col tempo di acquisire più abilità e dimestichezza per costruire un pensiero chiaro. Contavo di scrivere con la stessa limpidezza di una precisa dissertazione scientifica.

Stuprò - Raccontami ancora qualcosa di me... la mia storia... che cosa sono io in definitiva? Poiché certo io non sono Marcel Proust, nè vorrei esserlo. Mi piace troppo il cinema e sono allergico al pelo dei colletti di lontra per poter essere una simile persona - per quanto magistrale sia stata nel ricordare e descrivere le sensazioni più effimere.

Cintoli -
Anche questo strumento sonoro, la parola, sufficientemente ripetuta nella convinzione, può prendere corpo, tramutarsi in duro diamante. Ecco forse la ragione della tua esistenza, Marcanciel.
Figlio di un lento processo embrionale già presente in cucchiai, in nodi, in pesi morti e chiodi fissi, MARC EN CIEL è un cuneo che trafigge la lingua e graffia i solchi circolari di una scrittura sonora, rotatoria e piatta come una pittura radiale...
Più o meno è così che sei. Ma non ne sono certo. Ed è questa mia incertezza che ti consente di avere ancora oggi un alito e un soffio che a me manca.

Stuprò - Se la mia esistenza l'hai fatta poi finire in fumo, non affliggerti. Non mi è dispiaciuto affatto andarmene nella medesima maniera e per la stessa via dalla quale ero venuto.

Cintoli -
Prima di averti accanto non sapevo che il nome stesso di un fittizio potesse soffrire, e patire. Io volevo semplicemente dar vita ad un essere autonomo, corpo ad un uomo che non faceva il mio sporco lavoro; cosìcché nell’ombra avrei potuto dedicarmi alla mia passione più profonda: la pittura e gli occhi.

Stuprò - Venni dunque a far questo? l'orecchio e la bocca?

Cintoli - Quando mi resi conto che tu potevi tornare ad essere null'altro che un uovo muto e una dissimulazione, allora ho preferito vederti morire assassinando quanti vanno blaterando di una morte dell’arte invece che della morte dell'artista, dell'ego e dell'io, cioè.
Dirimere questo quid pro quo è forse il principale motivo per cui ti ho consigliato l'ascensione per soffocamento tramite nodo scorsoio. [11]

Stuprò -
E da lì sopra sono appunto risceso... per tornarci sopra e capire.

Cintoli - Finiamola piuttosto qui questa conversazione.
Abbiamo ripetuto cose che ci eravamo già dette, ma nel ripeterle ce ne sono scappate via altre che proprio non prevedevamo. Tu che ne pensi?

Stuprò - Che mi manchi tanto.
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[1] - La trascrizione della registrazione di Pietro Bonfiglioli è riportata nel catalogo della mostra citata nella galleria de' Foscherari di Bologna del maggio-giugno 1977.

Documentazione Claudio Cintoli / Marcanciel Stuprò . 1973.76
[2] - Nella memoria redatta nel settembre 1976, Claudio Cintoli riassume alcuni suoi lavori degli anni settanta, e segnatamente quelli svolti in seguito alla nascita di Marcanciel Stuprò, che dal '73 è il suo eteronimo. Il suo nome nasce da un anagramma che scompone il nome di Marcel Proust per ricomporlo in assonanza in un'altra individualità. E' l'inizio di un gioco al rimando che non trascurerà di coinvolgere i sette titoli che costituiscono la Recherche du temps perdu. Marcanciel acquisisce da subito una personalità autonoma per diventare una figura necessaria con la quale e attraverso la quale Cintoli si confronterà e lavorerà per tutti gli anni successivi.

[3] - Dopo aver inviato ad un amico americano un telegramma firmandolo con il suo eteronimo, Cintoli gli fa recapitare una lettera dove espone le ragioni del suo sdoppiamento e presenta “Marcanciel Stuprò” come una nuova idea maturata in un personaggio reale che deve firmare alcuni dei suoi lavori (performances, oggetti, films, etc.), poiché, d'ora in poi Claudio Cintoli sarà solamente un pittore. La mitosi tra Claudio e il suo alter-ego Marcanciel, è dunque dovuta inizialmente ad una suddivisione dei compiti.
Con l'invio all'amico artista di questa lettera siamo all’esordio della doppia vita artistica di Claudio Cintoli e abbiamo i primi dati sulla genealogia di Marcanciel Stuprò con le dispozioni operazionali che gli competeranno.

[4] - Cintoli inizia un percorso che segna una strada disseminata di brandelli. Egli ama il gioco erotico ed esotico condotto nell’affollamento dei riverberi, dei riferimenti, delle assonanze, delle anamnesi, delle analogie, dei segni e dei sogni. Da queste accumulazioni estrae frammenti che vivificano il suo cammino di artista. Isola un dettaglio, lo decontestualizza, le decodifica e lo elegge al ruolo di protagonista. Il suo modo di procedere è una sorta di devozione maniacale al frammento, al particolare, tradotto in una sorta di aforisma visivo. Che lo spinge a citare Nietzsche: “Chi scrive con il sangue e in aforismi vuole non soltanto essere letto ma andrà imparato a memoria”, perché per Cintoli l’arte è gioco, è infrangere le regole, è artificio, è suggerire suggestioni.
[5] - Al telegramma per Tullio Catalano, seguiranno diverse comunicazioni per il registro S.p.A., già avviato l'anno precedente, tra cui:
- l’assegno di una lira di Marcanciel Stuprò intestato a Claudio Cintoli quale suo proprio inventore;  - gli annunci apparsi su diversi quotidiani nella sezione delle piccole inserzioni pubblicitarie, con l’appello ai ricercatori del tempo perduto di contattare Marcanciel Stuprò; - una frase tratta dalla Recerche; - ricevuta per l’abbonamento al quotidiano radicale Liberazione;
- la busta inviata dalla Quadriennale di Roma del 1973; - la cartolina de “Les dames du bois de Boulogne” e quella con “Colette nos elegantes parisiennes”, inviate a Claudio Cintoli da Marcanciel Stuprò; - il cartellone stradale “Liberazione” realizzato per N.d.R.; - la ricevuta per la donazione al Comitato di sostegno alla lotta armata del popolo cileno eseguita da Cintoli per conto di Marcanciel Stuprò; - il tagliandino “Ho sorpreso lo sguardo di Marcanciel Stuprò”; - le due lettere inviate da Ars Studeo di Copenhagen, una indirizzata a Claudio Cintoli e l’altra a Marcanciel Stuprò, e altro ancora.

[6] - Durante l’estate del 1974 Cintoli è all’Isola d’Elba e con Rosanna Barbiellini Amidei spedisce delle lettere a storici, critici e artisti amici firmandole come Marcanciel Stuprò, per provocare esollecitare risposte sul tema dell’aforisma di Jarry. Arriveranno elaborati e risposte di Pozzati, Parmiggiani, Ontani, Calvesi, Trini, Argan, Boatto, Rubiu e di numerosi artisti Fluxus.

[7] - Comunicazione di Marcanciel Stuprò Inviata al Comitato del Premio Suzzara: “Io sottoscritto, Marcanciel Stuprò, delego il mio partner Claudio Cintoli a far uso del timbro, che metto a sua disposizione, nel modo, ch’egli riterrà più opportuno, e a sostituirmi come persona fisica nel periodo, in cui si richiede la mia presenza a Suzzara”.

[8] - Il lavoro di Cintoli tocca temi universali. È portatore di concetti, vere endoxa aristoteliche, validi per ogni paese al mondo. La vita, la morte, l’amore, la sessualità, il gioco, sono categorie e contenuti senza limiti, che lui frequenta e visita costantemente.
In questa stessa conversazione viene ventilato che nella produzione artistica di Cintoli è ravvisabile il prevalere di un programma pittorico legato alle annunciazioni, natività, morti e resurrezioni di cui da sempre è ricca tutta la pittura devozionale marchigiana. D'altronde, cos'altro è anche la Mariée di Duchamp se non l'annuncio a Maria di un aborto spontaneo? (con tanto d'un vibrar d'ali e prematura rottura dell'ampolla delle acque)
[9] - Il rapporto tra Marcanciel Stuprò e Claudio Cintoli è stato complice come pure conflittuale. Difatti, nel 1976 Marcanciel Stuprò, in occasione della mostra di Claudio Cintoli alla Galleria Lorenzelli di Milano chiede di far pubblicare, su uno o più quotidiani milanesi, la notizia del procedimento legale che ha promosso contro Cintoli che espone “Un uovo è un uovo”, essendo piuttosto lui l'autore di “uovoNuovo”. Un vero e proprio conflitto fisico tra persone reali che travalica l’interiorità.
[10] - Cosa ci fa, ad esempio, tra i documenti di Cintoli la fotocopia di un foglio firmato da Maurizio Benveduti nel 1972? … E cosa? le parole di Huey Newton sopra il ritratto della favorita del re Gabrielle d'Estrées e di sua sorella la duchessa de Villars che intende far notare la gravidanza di Gabrielle? … E’ solo dovuto al caso se nel volume S.p.A. una registrazione di Benveduti circa il narcisismo viene subito dopo due registrazioni consecutive di Cintoli-Stuprò? … Devono proprio rimanere tutti interrogativi su cui tacere? … Nella storia dell’arte contano anche i fatti non dichiarati o non accaduti, che tali non sono mai. Come, ad esempio, una mostra, progettata e mai realizzata, su Marcel Proust - che magari s'è fatta ma nessuno se n’è accorto…

[11] - Per cinque anni Cintoli ha continuato a scambiare lettere con Marcanciel Stuprò. Sono un flusso continuo di pensieri e parole che hanno sempre caratterizzato il suo lavoro, Un modo di cercare sè stesso nell’altro, le proprie radici culturali, la formazione, i riferimenti, in una corrispondenza di idee ed azioni ininterrotta e fertile fino alla morte e oltre la lettera che Marcanciel Stuprò spedisce a Cintoli nel giorno stesso della propria morte.


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